La massiccia antropizzazione cui la razza umana ha sottoposto il nostro pianeta negli ultimi anni, accelerata da una globalizzazione sempre più diffusa e capillare, oltre che sul clima ha certamente influito anche sulle ricadute che un ambiente deteriorato nelle sue componenti essenziali (aria, acque, terreni) comporta sulla salute di tutti, ma ovviamente ancor più su quella dei bambini nelle loro varie fasi di crescita (e forse ancor prima di nascere). Ne è testimonianza la presa di coscienza, con relative manifestazioni a livello mondiale, da parte delle nuovissime generazioni, che stanno tentando di sensibilizzare i governi mondiali sui possibili apocalittici scenari che la corsa troppo rapida allo sfruttamento delle risorse naturali potrebbe creare in un futuro neppure tanto remoto. Nelle varie sessioni del convegno, con interventi di qualificati e prestigiosi relatori, saranno di conseguenza affrontati alcuni degli aspetti emergenti di tali problematiche, dalle possibili modificazioni della genetica e conseguentemente delle sue espressioni epigenetiche, alla interferenze sullo sviluppo non solo fisico, ma anche cognitivo/comportamentale nell’ età evolutiva, passando attraverso l’esame degli studi che si stanno portando avanti nell’ identificazione dei pericoli legati agli alimenti e agli ambienti (anche scolastici) inquinati, fino a giungere, se possibile, ad individuare una serie di comportamenti che i pediatri potrebbero suggerire ai genitori per affrontare al meglio le questioni ambientali. L’obiettivo è dunque quello di riuscire ad in/formare la classe medica prima, e a cascata i genitori poi, sui pericoli, a volte palesi, altri subdoli, legati all’inquinamento ambientale (naturale o indotto dall’uomo), senza creare inutili allarmismi, ma con la consapevolezza che occorre cominciare a modificare alcune nostre abitudini (come purtroppo la recente pandemia ci ha insegnato), prima di innescare un processo che potrebbe pericolosamente tendere all’irreversibilità.